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KINTSU HANDMADE

  • Anita Cerrato
  • Italy
  • Graduated professional

General presentation

KINTSUGI – RESTAURARE CON L’ORO

Kintsugi è un’antica tecnica giapponese per il restauro della ceramica. Il suo nome deriva da “Kin” oro – “tsugi” ricongiunzione.

Secondo la leggenda più accreditata, ebbe origine nel XV secolo d.C., quando Ashikaga Yoshimasa, ottavo shogun di Ashikaga, dopo aver rotto la propria tazza di tè preferita, la inviò in Cina per farla aggiustare. Le riparazioni purtroppo avvenivano con legature metalliche poco estetiche e per niente funzionali. L’oggetto sembrava ormai perduto, ma il suo proprietario provò ad affidarlo ad alcuni artigiani giapponesi che, sorpresi dalla tenacia dello shogun nel riavere la sua amata tazza, decisero di provare a trasformarla in un gioiello riempiendo le crepe con resina laccata e polvere d’oro.

Kintsugi è un’arte unica, che manifesta appieno le caratteristiche della tradizione giapponese. Questa cultura, infatti, nei secoli ha sviluppato un concetto di bellezza molto diverso dal nostro: per i giapponesi un oggetto che ha una storia e un significato è di gran lunga più prezioso di uno nuovo, per questo nelle crepe incollate della ceramica mettono l’oro. Non solo, il concetto di bellezza in Giappone, diversamente dal nostro, a poco a che vedere con la perfezione e la simmetria. Lo storico americano Donald Keene, sostiene che l’estetica giapponese è caratterizzata principalmente da tre aspetti: asimmetria, semplicità e caducità.

Proprio perché il kintsugi rispecchia appieno la mentalità nipponica, è stato tramandato fino ai giorni nostri. La riparazione della ceramica avviene utilizzando la lacca urushi, che è ricavata dalla pianta Rhus verniciflua, che si trova anche in Corea, Vietnam, Cina, ma quella giapponese sembra che abbia una qualità migliore. Dopo l’ultima mano di lacca, quando è quasi asciutta, si procede a distribuire una finissima polvere di oro zecchino, con la tecnica a “spolvero”. Non è semplice, per noi occidentali, imparare la tecnica del kintsugi, soprattutto perché in rete ci sono pochissime informazioni, testi ancora meno. Personalmente ho avuto la fortuna di apprendere questa arte da due maestri giapponesi.

Ricordo ancora, quando andai a Kyoto la prima volta per cercare questa preziosa lacca, che chiesi alla titolare del negozio, una gentilissima e minuta signora, quando fosse il momento giusto per distribuire l’oro. Lei mi guardò perplessa e mi rispose: “Quando sta per asciugare, ma non è ancora asciutta.” Avrei dovuto conoscere la risposta da me. Come in tutte le attività artigianali imparare un mestiere è frutto di esperienza e tante prove fallite, più che di studio e informazioni raccolte.

ANITA CERRATO HA PARTECIPATO CON MAD’IN EUROPE ALLE GIORNATE DELLA CREATIVITÀ E DELL’INNOVAZIONE

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